AGENTE PENTENZIARIO SOTTOPOSTO A TEST PER OMOSESSUALITA’. IL COMMENTO DI MASSIMO D’AQUINO

“Nonostante l’omosessualità sia stata derubricata da tempo dal DSM come malattia, in questo caso ci troviamo difronte ad una netta discriminazione dove si vuole sottolineare come patologia un diverso orientamento sessuale. Sembra proprio che anziché fare passi avanti si vada sempre più indietro. Mi tornano alla mente le famigerate terapie riparative atte a far “guarire” uomini che amano uomini o donne che amano donne. Mi ha lasciato basito anche il dover precisare che in realtà il poliziotto in questione non fosse omosessuale come a giustificare il risarcimento. Questo clima mi spaventa e mi fa pensare che ancora molto c’è da lottare”. Massimo D’Aquino

Un agente di polizia penitenziaria ha presentato istanza di risarcimento per una somma di 10 mila euro al TAR del Piemonte per essere stato sottoposto a test per stabilire la sua omosessualità.  La segnalazione di due detenuti – risultata poi essere falsa – ha fatto sì che la direzione del carcere dove l’agente prestava servizio decidesse di somministrargli un test psicoattitudinale per verificarne l’idoneità al servizio. Nella sentenza, il Tar rileva che fu messa in dubbio l’idoneità al lavoro del poliziotto “veicolando l’idea per cui l’omosessualità attribuitagli potesse essere un disturbo della personalità”. L’agente ha dichiarato in fase di procedimento che gli furono rivolte “domande ambigue” sul suo orientamento sessuale e che in seguito fu indirizzato per “accertamenti psichiatrici” alla Commissione medica ospedaliera di Milano.

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